Tavola rotonda

Quali prospettive per una nuova gestione dei paesaggi agrari piemontesi?”

Dott. Silvano Stella (Laboratorio di riarmonizzazione del paesaggio.

Dott. Silvano Stella (Laboratorio di riarmonizzazione del paesaggio

 

            Anche questa storia , come per la maggior parte delle vicende che mi riguardano  ,è stata l’occasione per una buona introspezione. Occuparsi della rilocalizzazione di un “ecomostro” ( come è stato prontamente definito dai giornali) ha comportato cercare la risposta ad una serie di domande che sono sorte fin dalle prime battute di questa operazione….Prima fra tutte .. Perché quel capannone è brutto?

Si è trattato anche di rivedere la mia posizione iniziale di chi si arrogava di sapere cosa è bello o brutto , verso un ottica più allargata che tenesse conto anche di punti di vista molto diversi dal mio. Ho organizzato un incontro , dandomi come obbiettivo la più ampia pluralità possibile di vedute. Sono intervenuti oltre ad architetti, amministratori e artisti, anche un costruttore ed il proprietario del capannone. Intimamente non avevo dubbi sul fatto che quella costruzione non andasse bene lì dov’era, ma volevo capire Perché.

E’ stato subito chiaro quanto fosse importante non giudicare questa struttura con gli occhi di oggi ma di contestualizzarla agli anni in cui è sorta, anni di forte impulso economico,di fondi statali, e soprattutto di gran voglia di affrancarsi da un interminabile crisi dell’agricoltura con relativo spopolamento delle campagne.

E’ stato inoltre evidente come al mio sguardo distaccato quasi da esteta mancasse quella quota di affezione che un contadino può provare per un manufatto fortemente voluto che finalmente risponde alle esigenze di riparo per le sue attrezzature ,di spaziosità e non ultimo forse anche un certo compiacimento per le dimensioni di questa tettoia che si può scorgere da qualche chilometro di distanza.

Un altro punto di vista che mi era inizialmente sfuggito era quello dell’ industriale che li costruisce questi capannoni,e la sua soddisfazione di essere riuscito ( e di continuare tutt’oggi) a coprire superfici così vaste con mirabili travi appoggiate e esili pilastri  ad altezze considerevoli creando strutture  gigantesche , quasi delle cattedrali, al costo di un confessionale o poco più.

Infine mi sono convinto che questa costruzione forse non era Oggettivamente brutta ma sicuramente DISARMONICA per forma ,materiali e colori con il paesaggio collinare circostante in cui le linee sono prevalentemente curve ,i colori sono quelli della terra,delle vigne e degli alberi ,i materiali principalmente mattoni e coppi delle poche case  presenti.

Proprio attorno al concetto di ARMONIA  si è sviluppata l’associazione che ho fondato, si chiama infatti Laboratorio di Riarmonizzazione del Paesaggio.  Nelle sue intenzioni ci sono due direzioni, che per usare un gergo medico ho definito :CURA  (delle criticità esistenti ) e PREVENZIONE (tutto quanto si può fare a livello istituzionale ,e non solo, per impedire il ripetersi  in futuro  di tali stonature)

   Ci sono voluti 13 mesi di lungaggini burocratiche e di paziente opera di diplomazia per continuamente ricomporre le suscettibilità dei vari attori di questa vicenda e  per arrivare al fatidico giorno del trasloco del capannone che, da “ecomostro” svettante su di una collina è diventato un “normale” magazzino di pianura ,rimontato in una zona industriale questa volta ( tristemente ) in armonia con altri suoi simili , perlomeno liberato della sua copertura di Eternit e aggraziato con copertura in coppi vecchi,intonacato e tinteggiato secondo i dettami locali.

  Nel corso di questo estenuante iter ,si è appreso , fra le altre cose ,che un agricoltore ,ha diritto di coprire fino ad 1/3 della  superficie dei terreni di sua proprietà , rispettando semplicemente le distanze previste da strade ,vicini,corsi d’acqua ecc. senza tenere conto di alcun criterio di impatto paesaggistico, e che , nei pochi casi in cui esistano strumenti urbanistici in tal senso ,gli eventuali abusi vengono quasi sempre tollerati in nome del “quieto vivere”.

Nella direzione quindi di iniziare questa opera di PREVENZIONE , con il fondamentale appoggio del Sindaco  abbiamo attivato  qui  in Comune alcuni incontri fra cittadini e istituzioni affinché i primi potessero pronunciarsi  sul futuro indirizzo per il paese ( specificamente sul nuovo Piano Regolatore)

Ricordo l’atteggiamento che sentivo( fra i partecipanti prima del primo incontro) di rassegnata sfiducia nella possibilità di cambiare qualcosa, e, il clima di fiducia che si è via via venuto a creare successivamente.

 Durante questi incontri è potuto emergere ,per esempio ,un problema legato ad una azienda locale che con le sue produzioni crea considerevoli disagi ad un intera vallata ,i cui abitanti singolarmente non si sono mai lamentati

  A questo proposito tengo a comunicare che è stata avviata una trattativa con il titolare di questa azienda  ( che sta dando risultati insperati )per una  ricollocazione della suddetta in zone industriali di comuni che si sono dati come indirizzo quello dello sviluppo i industriale anziché agricolo/turistico , come Coazzolo, (con le relative ricadute economiche legate agli oneri di costruzione ecc. che entreranno o meno nelle casse comunali) 

 E’ stato inoltre chiaro che un paesaggio armonico possa essere ,per le cantine locali un fondamentale propellente economico se veicolato in abbinamento ai loro vini .. e tante altre considerazioni sulla migliore vivibilità ecc.. tutte prevalentemente in chiave costruttiva e positiva.

Sul fronte della Cura , naturalmente non ci possiamo ragionevolmente aspettare di poter traslocare tutte le note stonate,stiamo infatti valutando soluzioni percorribili per tutte quelle situazioni che ,per motivi vari, non possono essere rimosse.

Una delle nostre proposte riguarda l’inserimento (nel nuovo P.R.)di un PIANO COLORE che oltre ai centri storici vada ad abbracciare tutto il territorio comunale  e  quindi preveda che  ogni nuova costruzione (compresi muri di sostegno e cementificazioni varie  per cui si raccomanda un largo impiego del colore verde (vedi ponti di molte autostrade nazionali)) vada tinteggiata coerentemente

Proponiamo inoltre un cospicuo impiego di rampicanti,siepi e alberature al fine di mimetizzare in più possibile le criticità presenti sul territorio.

  In un paesaggio “riarmonizzato “ diventa più facile diventare creativi  fino a proporre percorsi naturalistici, installazioni di “land art” e quant’altro  supporti e stimoli questo circolo virtuoso. …Con la consapevolezza che dietro ogni problema si cela una potenziale opportunità.

Silvano Stella

Laboratorio di riarmonizzazione del paesaggio

 

Dott. Silvano Stella (Laboratorio di riarmonizzazione del paesaggio