Tavola rotonda
“Quali prospettive per una nuova gestione dei paesaggi agrari piemontesi?”
Dott. Mino Marchetti (Osservatorio del paesaggio del Torinese e della sua collina)
Tutela del paesaggio: invarianti e qualità della vita
Sono sempre più convinto che le “invarianti” siano assolutamente determinanti per la tutela paesaggistica, soprattutto per quanto riguarda le destinazioni d’uso delle singole zone. Dal punto di vista urbanistico la loro coesistenza non è sempre compatibile e le scelte territoriali debbono essere la conseguenza, a cascata, di un processo di studio interdisciplinare (storico, antropologico, sociale, linguistico, geologico) che permetta di conoscere a fondo il territorio del quale ci si occupa. Questo deve essere programmato con scelte politiche, tecniche e sociali secondo una linea di pensiero che consideri il paesaggio un valore non solo estetico ma culturale e patrimoniale. E’ inoltre indispensabile pensare un territorio destinato alla vita e al lavoro quotidiano.
Solo dopo queste valutazioni è possibile iniziare un corretto processo di pianificazione che preveda anche un cronoprogramma di realizzazione con adeguati contenuti tecnici nelle NTA (norme tecniche di attuazione) degli strumenti di pianificazione del territorio, che non sono altro che l’inserimento di invarianti a tutela di aree di particolare interesse, come ad esempio il mantenimento dei coni visuali, ovvero l’introduzione della inedificabilità di particolari aree territoriali (creste collinari, ecc.). L’individuazione di queste aree di interesse paesaggistico e culturale, passa attraverso una particolare lettura del territorio, che tenga presenti sensibilità e valori che non sono solo estetici ma anche economici e sociali.
Il principio dell’interdisciplinarietà deve dunque essere presente non solo nello studio preliminare ma anche nella programmazione e successivamente nell’attuazione degli strumenti urbanistici. La valorizzazione territoriale necessita della sinergia di vari operatori che con la loro specifica professionalità individuino le aree da tutelare e valorizzare e quelle che è possibile trasformare, assegnando singoli valori e applicando la teoria delle soglie di convenienza, che preveda la reale sommatoria di tutti i costi e di tutti i benefici, non solo quindi economici ma particolarmente sociali e ambientali, tenendo presenti le esigenze della vita quotidiana.
In particolare i paesaggi rurali si prestano ad essere studiati a 360° poiché non possiamo dimenticare che il processo storico-culturale che ha portato alla creazione delle grandi espressioni artistiche, caratteristiche del nostro territorio nazionale (architettura, pittura, letteratura, ecc.) è lo stesso che ha determinato quella società ricca di valori culturali espressi anche dall’enogastronomia ma soprattutto dal modo di vivere la quotidianità senza sprechi, valorizzando la frugalità e la socialità come regole di vita. E’ chiaro che questo concetto non va d’accordo con la politica dei grandi eventi, adottata come modalità di sviluppo e che sappiamo non sostenibile nel tempo e soprattutto nell’attuale situazione economica. E’ necessario abbandonare la ricerca di uno sviluppo “costi quel che costi” ed è indispensabile ripensare ad un modello di crescita che renda possibile una reale qualità della vita, un arricchimento culturale maggiore rispetto a quello economico. Quest’ultimo, a mio parere, si sta dimostrando altamente distruttivo per il territorio e socialmente e umanamene sperequativo.
Beniamino Marchetti