Tavola rotonda
“Quali prospettive per una nuova gestione dei paesaggi agrari piemontesi?”
Arch. Riccardo Avanzi (Ecomuseo del paesaggio di Chiaverano)
L’Ecomuseo del paesaggio - Comune di chiaverano
L’Ecomuseo del paesaggio in Chiaverano può essere considerato la sintesi di un processo che è in corso ormai da 20 anni e di cui, più avanti, si espongono in breve i momenti principali. Un processo che è stato attivato e sostenuto dalle Amministrazioni Comunali, che si sono susseguite, e da Associazioni di privati cittadini e che non è stato privo di momenti di disorientamento, rallentamenti e contraddizioni; che ha sofferto di un isolamento dovuto sia ad un’eccessiva anticipazione di alcuni temi, che li rendeva prematuri, sia ad una incapacità di rapportarsi con prontezza ai processi d’avanguardia, pur esistenti e, tra l’altro, ben più strutturati, avviati in Piemonte e in Italia.
Le ragioni all’origine di questo processo possono essere ricercate addietro nel tempo nella storia del paese, fin dai primi del ‘900, nella propensione degli abitanti di Chiaverano a interessarsi dei temi della vita comunitaria e che si è espressa in alcuni fatti significativi: la costruzione del Teatro Sociale G. Bertagnolio, la realizzazione dell’acquedotto pubblico da parte della Società Cooperativa Acquedotto Chiaveranese, nella strutturazione, all’inizio degli anni 70, di un centro per dismessi dagli ospedali psichiatrici, che oggi si è evoluto in un progetto sperimentale del Centro Igiene Mentale della ASL9 di Ivrea; la formazione di un centro per gli anziani con attività di servizio pasti a domicilio, uno degli unici due esistenti in Piemonte (l’altro è a Torre Pellice).
Le altre ragioni importanti sono state l’avere saputo mantenere viva questa predisposizione nel corso di un periodo denso di trasformazioni come quello del secolo scorso ed averla trasmessa, almeno in buona parte, ai nuovi abitanti immigrati. Un processo, che si radica nel tempo di quasi un secolo, da cui non si può considerare estranea vicenda Olivettiana e che, semmai, è reso ancora più interessante dall’interazione della comunità locale con quello che stato definito il primo esempio di Umanesimo Industriale.
La Convenzione Europea del Paesaggio è stata determinante e fondamentale, per contenuti e autorevolezza, nel fare evolvere l’approccio culturale ai temi del paesaggio e nell’indirizzare l’attenzione crescente verso la disciplina paesaggistica; il supporto della CEP insieme con la diffusione della cultura ecomuseale, hanno consentito di comprendere meglio, da parte dei suoi stessi autori, il processo avvenuto a Chiaverano e di inquadrarlo nelle attività dell’ecomuseo, con un buon livello di consapevolezza.
Le sue attività ed i suoi progetti, possono oggi rapportarsi in modo coerente alle situazioni affini presenti nel contesto regionale piemontese, quindi anche italiano ed europeo.
E’ in questo senso che l’Ecomuseo del Paesaggio di Chiaverano partecipa e contribuisce, fin dal primo incontro a Villadeati nel giugno 2006, alla formazione della rete degli Osservatori del Paesaggio del Piemonte.
I momenti più significativi del processo, in sintesi:
Progetto Rosmarino (dal 1992)
Si avvia nel 1992, sostenuto dall’Amministrazione Comunale e attuato dalla “Associazione del Rosmarino”.
Il progetto prevede l’espansione di forme di coltura preesistenti, ma poco diffuse (erbe officinali, rosmarino in particolare) più funzionali alla situazione economica e sociale in atto, in sostituzione delle colture di primizie non in serra tipiche di Chiaverano, ma divenute difficili da considerare come attività economica sostenibile, anche come attività secondaria. “Le giornate del Rosmarino” sono la manifestazione originata da questo progetto, giunta ormai nel 2006 alla tredicesima edizione
Architetto Condotto (1987-1998)
Nel 1987 il Comune di Chiaverano avvia un processo, di natura sperimentale, mutuato per alcuni versi dai CAUE francesi (Centre d’Architecture, Urbanisme, Environment) ma a questi assolutamente non paragonabile per risorse impiegate, funzioni svolte e ruolo istituzionale : piuttosto un ruolo definibile di “Architetto Condotto
Vademecum (1993 – 1998)
il tentativo di fare chiarezza sulle procedure edilizie e di contenere i guasti (tipologie costruttive, materiali e colori incoerenti) originati dagli interventi edilizi considerati dalle norme come minori, ma i cui effetti dannosi sono in realtà molto importanti per la loro stessa diffusione.
L’iniziativa del vademecum ha stentato a evolversi, essenzialmente per il suo taglio poco discorsivo e troppo tecnico, nel proporsi come elemento supplente a una normativa cogente inadeguata.
Assessorato al Paesaggio
Nel periodo amministrativo compreso fra il 1999 e il 2004 è istituito l’Assessorato al Paesaggio, Urbanistica ed Edilizia privata, per dare seguito e consolidare le iniziative già intraprese, Ma anche come conseguenza alla maggiore attenzione ai temi del paesaggio, originata da calamità “naturali”, eventi alluvionali, dissesti e incendi. L’Amministrazione Comunale si attiva con le iniziative che si descrivono di seguito.
1
“Linee guida di un progetto integrato di sviluppo territoriale incentrato sulla valorizzazione delle risorse ambientali e paesaggistiche dell’area canavesana della Serra e dell’Anfiteatro Morenico di Ivrea” (luglio 1999).
2
Studio di fattibilità denominato “Orizzonte Serra” (2000-2001)
“Passeggiata Panoramica della Serra”
Il progetto trae origine dall’intesa fra 13 amministrazioni locali dei territori della Comunità Montana Dora Baltea e della Serra - versante canavesano (da Carema a Piverone) e la Provincia di Torino, consistente nella formazione di un fondo economico comune, affidato all’ATL Canavese e Valli di Lanzo. Il progetto non ha, di fatto, avuto seguito: la concomitanza dei progetti per i DOCUP 2000-2006 ha “distratto” attenzione e risorse. Il Comune di Chiaverano mutuerà da questo studio i suoi progetti DOCUP, descritti a seguito.
3
progetto Interreg III A 2001-2003
> Comune di Mane – Alpes de Haute Provence
> Comune di Chiaverano – Provincia di Torino – Regione Piemonte
Titolo del progetto : “Salvaguardia di siti edificati in rovina e realizzazione di un percorso di interpretazione del paesaggio, supporto di azione educativa e pedagogica nell’intento di rinforzare l’identità culturale e di strutturare la cittadinanza europea su due territori dalle forti similitudini”.
4
Chiaverano Citta’Slow 2002
Il paese con il suo territorio entra a fare parte della rete delle CittàSlow, che mutua per affinità aspetti, scelte e posizioni dalla filosofia di Slowfood.
5a
Percorsi di educazione ambientale nell’area dei 5 laghi di Ivrea 2002 - 2004
Progetto sostenuto dalla Regione Piemonte che ha visto la Compartecipazione fra i Comuni di Borgofranco, Cascinette d’Ivrea, Chiaverano, Ivrea e Montalto Dora (Comune capofila Ivrea, coordinamento ATL – Azienda Turismo Locale Canavese e Valli di Lanzo).
Lavori ultimati nel 2004.
5b
Percorsi per MTB nell’area dei 5 laghi di Ivrea 2002 – 2004
Progetto sostenuto dalla Provincia di Torino e realizzato congiuntamente a quello di educazione ambientale precedente.
6
Un bosco per tutti, un bosco per tutto 2004-2005
Un grande bosco comunale in cui seguire l’esercizio delle buone pratiche e delle tecniche per al sua manutenzione. Punto di riferimento dell’Alta Via dell’Anfiteatro Morenico di Ivrea.
7
“Forme del paesaggio e geologia a Chiaverano e Scalveis”
“Creazione di un centro di documentazione del paesaggio e della geologia” 2002-2005
Due progetti del Comune di Chiaverano che hanno ottenuto i contributi DOCUP 2000 –2006 Fondi Strutturali Europei - Obiettivo 2” e facenti parte del Progetto Integrato d’Area (PIA) – Pay-sage Canavese/Biellese.
La denominazione dell’ecomuseo
Ad inquadrare il nome dell’ecomuseo, si prestano particolarmente le parole di Giuseppe Pidello, coordinatore dell’Ecomuseo Valle Elvo e Serra, il cui territorio di riferimento è confinante con quello di Chiaverano e, lungo la stessa Serra, per oltre 16 km, con l’Anfiteatro Morenico di Ivrea.
<< “ Una parola difficile, "Ecomuseo" è un termine oggi alla moda.
Nel clima eretico della nascente Nouvelle muséologie, il suo inventore Hugues de Varine, allora direttore dell'lcoM tentava nel 1971 una difficile fusione tra le parole "ecologia" e "museo", così ufficializzata qualche mese dopo dal ministro per l'ambiente francese Poujade: "noi ci muoviamo verso quello che alcuni definiscono già ecomuseo, un approccio vivente attraverso il quale il pubblico, e i giovani in primo luogo, si riapproprieranno della grammatica di base dell'uomo, delle sue cose e del suo ambiente visti nella loro evoluzione”.
Trent'anni dopo, in un momento di acceso dibattito su cosa sono o non sono gli ecomusei, quando lo stesso inventore preferisce parlare di "musei comunitari";, la Convenzione europea del Paesaggio invita gli Stati membri a porre al centro della loro politica un concetto molto vicino a quella profezia: "paesaggio designa una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni”.
Così definito, il paesaggio tende a coincidere con il significato del prefisso "eco" - dal greco oikos, abitazione, ambiente di vita - anteposto da De Varine alla parola "museo".
Tuttavia, ecomuseo e paesaggio non vengono comunemente intesi in questi termini, essendo il primo ancora vincolato all'idea di istituzione museale statica ed elitaria che il suo autore voleva superare e il secondo considerato sinonimo di panorama, veduta, cartolina.”>>
Comunità e Paesaggio sono qui elementi unici ed eccezionali se rapportati in scala vasta : la vicenda olivettiana, prima e unica al mondo nel proporre la via dell’umanesimo industriale, ed il luogo geografico-geologico raro al mondo e certamente unico in Europa, costituito dall’Anfiteatro Morenico di Ivrea.
Comunità e Paesaggio restano elementi singolari e interessanti anche se rapportati in scala locale: le vicende della comunità di Chiaverano e l’addensamento di singolarità geologiche e geografiche presenti nel suo territorio.
La Serra, che forma il lato orografico sinistro dell’Anfiteatro Morenico di Ivrea, è l’elemento che lo caratterizza maggiormente. I due ecomusei che ne riprendono il nome – Valle Elvo e Serra e Paesaggio / Orizzonte Serra - e che sono confinanti hanno tra loro, hanno nella Serra un terreno comune che si presta a progetti che possono essere di grande interesse.
Il paesaggio come tramite per avviare processi di importanza storica : Salassi (gli Eporediesi /Canavesani) e Ittimuli (Biellesi) avversari fin dai tempi precedenti all’arrivo dei Romani, quindi da ben oltre 2000 anni e rimasti tali fino al 1300, passati ad ignorarsi per i secoli successivi, si incontrano in progetti comuni che non si limitano al semplice superamento di ambiti amministrativi.
La “mission” dell’Ecomuseo
Come
si vede anche da altre parti di questo documento, le condizioni oggettivamente
eccezionali del contesto geografico – geologico ed i processi che in esso sono
già in corso (anche se in modo non del tutto consapevoli e quindi non
ancora coordinati tra loro), possono costituire le basi per avviare un processo
che veda un rapporto nuovo ed evoluto con i luoghi / paesaggi – così
come intesi dalla Convenzione Europea del Paesaggio unitamente ai precedenti
illustri legati alla vicenda Olivettiana, inerenti sociologia, disegno industriale,
Architettura e Urbanistica (Olivetti ha promosso il Primo Piano Regolatore in
Italia) ed insieme con le attività locali di ricerca e quelle più
avanzate nella produzione di beni e servizi.L’AMI come luogo di sperimentazione
applicata che affronta il tema della trasformazione del paesaggio, come sfida
alla complessità, scelta obbligata per le società occidentali
privilegiate, alla ricerca di equilibri nuovi, di comportamenti e processi difficili,
ma replicabili nella loro nuova coerenza.
L’area vasta di riferimento – l’Anfiteatro Morenico d’Ivrea (AMI)
L’Ecomuseo l’ha individuato fin dal suo avvio come tema fondamentale.
“E’ da sempre riconosciuto come elemento di eccezionale interesse dai geologi di tutto il mondo, soggetto molto apprezzato da illustratori del paesaggio europei, è tema di ricerca per studiosi ed appassionati locali; ma è un luogo di fatto poco conosciuto e molto raramente individuato, non solo dal grande pubblico, ma anche dagli stessi abitanti del luogo.
E’ possibile fare assumere un nuovo ruolo all’immagine di un elemento ricchissimo di contenuti che, in modo veramente unico e speciale, caratterizza e collega in una sola identità fisica i luoghi di questa parte del Piemonte”.
Queste frasi, che risalgono ormai a sette anni fa (il progetto di cui al punto 2 precedente), hanno prospettato un processo che ormai è in atto e che si sta intensificando; ma la stessa società civile che lo produce stenta a percepirlo, quindi si può dire che sia, in buona parte, ancora inconsapevole.
I segni che lo testimoniano sono molti ed eterogenei: dal semplice, ma significativo, impiego dei termini geologici “morenico/morena” e “anfiteatro” in iniziative private – Associazione Serra Morena (che si propone come “Pro Loco” di Ivrea – Aprile 2006), Magazzini Morenici (libreria e negozio di oggettistica di prossima apertura), la “Moraine Big Band” (un gruppo musicale di ben 16 ottoni che suona gli standard di jazz, nato nel 2004), le iscrizioni sulle etichette delle bottiglie dei vini locali (vino delle colline Moreniche, vino dell’Anfiteatro), la produzione di nuove carte topografiche molto fedeli e dettagliate (edizioni Mu - 2005), Primo raduno Morenico al “Ciucarun” di Bollengo, organizzato dalla ATL3/TO (giugno2006) ; ai segni di carattere istituzionale: il percorso dei massi erratici e museo della geologia di Vialfré, la recente Comunità Collinare del Piccolo Anfiteatro Morenico Canavesano (istituita nel giugno 2006), due studi della Provincia di Torino sull’AMI, uno sul paesaggio (Ricerca e allestimento della documentazione inerente il paesaggio dell’Anfiteatro Morenico di Ivrea – Predisposizione di indirizzi e linee guida per la valorizzazione del paesaggio morenico) e uno sulla geologia (uno dei due studi sui geositi della Provincia).
Fra tutti risalta il progetto della ATL3/TO (Azienda turistica locale Canavese e Valli di Lanzo / Provincia di Torino) che propone i caratteri geologici e paesaggistici eccezionali dell’AMI come elemento centrale di un progetto turistico, l’Alta Via dell’AMI, che è tuttora in corso. Questo progetto che può essere visto come strumento di diffusione dell’approccio paesaggistico nel processo di trasformazioni continue operate dall’uomo: la percezione di un luogo geografico-geologico che esce dall’ambito riservato a specialisti e appassionati e che si diffonde a strati più ampi della popolazione, a quella locale per prima.
Un elenco che è lontano dall’essere esaustivo, ma che aiuta a comprendere quali siano le condizioni di contesto allargato in cui si svolge l’attività dell’Ecomuseo : una complessità dei fronti da cui non può prescindere, coerentemente con la cultura ecomuseale, che gli è propria, ed in attuazione dei principi della Convenzione Europea del Paesaggio.
Va chiarita una questione importante in relazione all’ambito vasto di riferimento assunto dall’ecomuseo, che riguarda il linguaggio e la comunicazione, in riferimento alla parola “Canavese”.
Un nome che si riferisce a un territorio vasto (ben più grande della Provincia di Biella, confinante a nord est), che tende a generare equivoci e fraintendimenti. Che ciascuno usa un po’ a modo suo, immaginando quello che deriva dalla sua cultura.
Equivoco confermato dai riferimenti al Canavese nella letteratura e nella prosa, dagli scrittori canavesani, Giocosa e Gotta e dallo stesso Adriano Olivetti, che parlando di Canavese, molto spesso descrivono luoghi che sono in realtà dell’Anfiteatro Morenico di Ivrea.
La grande eterogeneità di scenari e contesti del Canavese (dagli otre 4000 metri delle montagne del gran Paradiso alle quote ben inferiori ai 200 metri delle zone a confine del Po a sud di Chivasso), le sue sfrangiature verso il Torinese, l’assenza di un polo di importanza nettamente prevalente e indiscussa rispetto agli altri, quindi la compresenza di più centri urbani poco diversi tra loro per dimensione e importanza, ma fondati su economie sensibilmente differenti, sono tutti elementi che, unitamente alla diffusione del nome “Canavese”, tendono a sottrarre ai luoghi la loro identità più specifica. La stessa distinzione in “Alto” e “Basso” Canavese, pur legittima e impiegata nel linguaggio corrente, è ancora tentativo insufficiente per un’adeguata identificazione dei luoghi, ed è conferma di questo disorientamento.
A questo cerca di supplire l’individuazione degli ambiti circostanti i principali centri, Eporediese (Ivrea), Chivassese (Chivasso), Rivarolese (Rivarolo)
Negare il termine Canavese non ha senso, ma si rende necessario avviare un processo di uso generico di questo termine, al fine di non subire la sua tendenza alla sopraffazione e consentire di fare emergere le diverse specificità quindi avrà senso parlare di Valli Alpine Canavesane, Pianure del Canavese, Canavese orientale, solo quest’ultimo coincidente in larga parte con l’ambito dell’Anfiteatro Morenico di Ivrea.
L’ambito di riferimento locale
Compreso in un contesto unico ed eccezionale, l’AMI appunto, il territorio di Chiaverano presenta, a sua volta, un complesso notevole di singolarità:
è l’unico dell’area che non tanto comprende siti di interesse naturalistico ambientale definite tali per legge nazionale ed europea (“aree SIC” - ben 15 nell’area dell’Anfiteatro), ma che addirittura ne è compreso da due di questi, quello della Serra (IT1110057) e quello dei Cinque laghi d’Ivrea (IT1110021)
è l’unico della Serra ad avere un territorio che la scavalca, estendendosi dal suo versante eporediese, quello rivolto all’interno del catino morenico, fino al torrente Viona, che delimita il suo versante esterno.
è uno dei pochi e forse l’unico a comprendere più formazioni geologiche diversissime tra loro per età di formazione e natura: l’eterogeneità dei terreni morenici con porzioni che vanno dalla prima delle glaciazioni (risalente a oltre un milione di anni) all’ultima (“soli” 11.000 anni), le colline rocciose degli affioramenti di granuliti (risalenti a oltre 100 milioni di anni), le torbiere e le zone umide, porzioni (molto limitate) della piana del catino morenico, un torrente e diversi rii, 2 laghi.
Uno scenario originario articolato in cui è avvincente indagare le trasformazioni indotte dal complesso delle vicende umane e dai processi naturali, un paesaggio particolarmente interessante.
Riccardo Avanzi