Uomo ed ecosistemi nella formazione dei paesaggi bioculturali di Langa.

Dott. Paolo Debernardi

AGER (Agenzia Internazionale per la Protezione dei Paesaggi Bioculturali e per la nuova Ruralità - www.Ager-landscape.org )
 

Veduta di uno dei più tipici paesaggi viticoli delle Langhe (Comune di Baolo)

Veduta di uno dei più tipici paesaggi viticoli delle Langhe (Comune di Baolo)

Il territorio di Langa  può essere osservato con la lente, specialistica ed interdisciplinare, della storia e dell’archeologia del paesaggio, in relazione alle serie temporali in cui le diverse organizzazioni spaziali dei territori antropizzati si sono succedute e stratificate. In particolare, per quelli che si possono definire i “paesaggi” di Langa, individuando la presenza dei diversi elementi di identità etnografica e di peculiarità naturalistiche ed agronomiche di queste organizzazioni spaziali così come si sono manifestate nel corso dei millenni, assumendo, in alcuni casi, caratteristiche di compresenza, di addensamento, di relazione e di permanenza, in ambiti che spaziano dalle tipologie del frazionamento fondiario a quelle genetiche, vegetazionali ed insediative, solo per citarne alcune. Sovente, almeno in passato, questi paesaggi offrivano prevalentemente la sensazione o la quasi certezza, anche solo ad un sommario esame visivo e cognitivo, di relative  condizioni di equilibrio etologico ed ambientale tra le diverse componenti dell’ecosistema: in sintesi si poteva percepire quasi fisicamente la presenza di veri e propri “paesaggi bioculturali”.

Le Langhe sono state nel corso dei secoli un crocevia di influenze e correnti culturali  tra Africa, Europa, Asia e Mediterraneo. Ed è proprio quest’ultimo, il mare delle nostre “marenche”, che risulta dominante nella propensione delle terre di Langa a rimanere nei secoli il forte ed aspro retroterra di quel continente liquido e culturale che pulsa invisibile ai suoi confini, con la presenza millenaria di commerci e culture così come di influenze climatiche e di vegetazioni diverse. Anche le presenze antropiche in Langa ne sono state direttamente od indirettamente influenzate così come lo sono gli ambienti naturali, imprimendo un preciso carattere mediterraneo ai paesaggi culturali, in particolare influendo sulla formazione dei  paesaggi a colture promiscue e su quello dei nuclei più antichi degli insediamenti accentrati e difesi, posti sul culmine dei colli o nei luoghi strategici di passo e di guado, con rimandi mnemonici, culturali e strutturali ai paesaggi ed ambienti del Sud d’Italia od a paesi e villaggi della Francia Meridionale e del Mediterraneo andaluso e magrebino: tutte queste aree etniche e geografiche, hanno, a più riprese, propagato le loro influenze, in periodi storici diversi, sulla Langa e sugli altri sistemi collinari piemontesi. Va qui ricordato che, per millenni, i luoghi deputati all’insediamento, furono in Piemonte maggiormente i rilievi collinari e le fasce pedemontane rispetto alle pianure, a causa della lunga e contrastata presenza di  acque divaganti, di paludi e di boschi allagati, che inibivano sia le pratiche agronomiche e zootecniche che il consolidarsi degli insediamenti stabili, sino alle grandi bonifiche monastiche del dodicesimo e tredicesimo secolo.

La storia e l’archeologia del paesaggio, i recenti studi antropogenetici e l’analisi comparata delle caratteristiche etnografiche e linguistiche sono da considerarsi, per ciò che concerne la storia delle popolazioni e degli insediamenti nei paesaggi rurali e negli ambienti di Langa, informazioni preziose da affiancare alle discipline archeologiche e storiografiche già citate.

Cosa rimane degli antichi paesaggi di Langa? Essenzialmente l’organizzazione prevalente del mosaico degli spazi aperti rurali, in prevalenza vitivinicoli a palo secco o più raramente con canne, con la trama degli insediamenti, le formazioni boschive nelle fasce più acclivi e le direttrici viarie di crinale e alcune di esse ripropongono tratti delle “marenghe”.

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