Strade, cave, impianti di bitumaggio e tutela del paesaggio

Arch. Marco Bianchi

 Il futuro delle nostre colline risiede veramente nella "Tradizione del vino" e del Suo paesaggio.

Il futuro delle nostre colline risiede veramente nella "Tradizione del vino" e del Suo paesaggio.

            E’ difficile avere un quadro chiaro della situazione paesaggistico-ambientale nazionale: le informazioni sono scarse e la grande scala non è immediatamente percepibile; più facile è possedere una conoscenza delle problematiche locali. Su questo concetto si basa il federalismo amministrativo, iniziato verso la fine del secolo scorso, che consiste nel passaggio di competenze dagli enti centrali a quelli locali in base al principio della “sussidiarietà”, ovvero disporre di ausiliari che aiutino a raggiungere uno scopo comune. Per quanto riguarda il paesaggio e l’ambiente, per sussidiarietà, tutti gli enti pubblici esplicano funzioni di completamento e di aiuto tecnico per conseguire la medesima tutela stabilita dalla Costituzione. Nella pratica però, la delega ai comuni per il rilascio delle autorizzazioni porta molti a credere che sia il comune l’unico ente preposto alla tutela del paesaggio, ma non è così.  Quando un problema locale acquista scala maggiore, come è stato con il TAV, le analisi paesaggistico ambientali tornano ad essere di competenza regionale e nazionale. In questo modo viene riacquisito dallo Stato il ruolo di operare tutela (politica economico-territoriale, ragioni di stato, interesse nazionale, ecc.).

E’ la conferma che il paesaggio ha diverse scale di lettura, ma anche del fatto che tutti gli enti pubblici, ministeri e soprintendenze compresi, in una logica di tutela condivisa, hanno responsabilità nelle vicende territoriali. Eppure il degrado cresce. E’ una trasformazione dei luoghi determinata da una quantità di piccole azioni, che parrebbero in sé insignificanti, ma che lette nel loro insieme costituiscono quella fitta rete di elementi edilizi ed urbanistici paesaggisticamente estranei al territorio. L’estraneità al paesaggio è una “negatività” che risulta valutabile dal tipo di “danno” causato all’ambiente (fisico, chimico, umano e spirituale) e dall’inadattabilità formale ed estetica al paesaggio. Il danno e l’inadattabilità aumentano se confermati nel  tempo.

           In questi ultimi anni, in Piemonte, è in atto un forte ammodernamento del sistema viabilistico che determina problemi paesaggistico-ambientale legati non solo all’opera stradale in sé, ma anche alle attività connesse quali le coltivazione di cave o la realizzazione di  impianti. E’ noto che il costo dei trasporti influisce sul prezzo finale delle forniture, in particolare quando l’incidenza dei trasporti è elevata come nel caso delle forniture di inerti o dei materiali beto e bituminosi per le strade. Tali valutazioni, fanno parte dell’analisi preventiva che non può certo essere trascurata in fase di progettazione e di appalto. Altro aspetto è invece quello della “colonizzazione” del territorio da parte di industrie paesaggisticamente inquinanti, che cercano un avvicinamento ai cantieri esclusivamente per incrementare i propri utili. In quest’ultimo caso la realizzazione di un nuovo impianto non dovrebbe essere cosa dovuta ma permessa solo se non produce danni e/o incompatibilità paesaggistico ambientali.

Veduta dell'abitato di Portacomaro.

       Circa la realizzazione di un nuovo impianto di bitumaggio nell’astigiano, sarebbe utile sapere, da parte delle amministrazioni Regionale e Provinciale, relativamente alle proprie competenze: (i) se è effettivamente indispensabile. In caso di risposta affermativa (ii) sapere quali garanzie sono state riconosciute ai fornitori circa la possibilità di realizzare detti impianti e con quali tempi di permanenza. (iii) Quali analisi territoriali e quali valutazioni sono state eseguite circa la scelta dei luoghi dove dislocare i nuovi impianti? (iv) Quali strategie di contenimento del danno paesaggistico ambientale sono state previste? (v) Quali studi sono stati realizzati per stabilire la compatibilità di tali attività con un paesaggio agrario di interesse turistico? (vi) Quali mitigazioni e soprattutto quali compensazioni sono previste se il nuovo impianto o il nuovo costruito inibisce la vocazione di un territorio e la sua potenzialità o speranza di sviluppo.

          A queste domande, la Regione Piemonte e la Provincia di Asti possono rispondere con semplicità e chiarezza permettendo a tutti di comprendere le loro scelte di gestione territoriale e come queste producano azioni precise e concrete per la tutela paesaggistico ambientale del territorio astigiano. 

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