Torcicollo!

Prof. Gianfranco Miroglio

 Veduta degli insediamenti produttivi nella Valtiglione

Veduta degli insediamenti produttivi nella Valtiglione

    Forse ho capito perché, da qualche mese, ho tremendi dolori al collo.

     L’ho capito l’altro giorno, dopo l’impetuosa nevicata che ha coperto di magia tutti gli spazi intorno a me. Ed è stata quella magia che, seppellendomi il fondo della Valle Tiglione, mi ha dato dopo tanto tempo la forza di guardare di nuovo in basso, mi ha regalato l’istinto di cercare la base delle colline che mi stavano davanti. Facendolo, mentre mi compiacevo di come le abituali sgorbiature - fatte di capannoni grigi, gru rosse, pallidi pinnacoli di cemento, torri azzurre, montagne di plastiche di tutti i colori -  fossero improvvisamente, finalmente  sparite, assorbite in una sorta di gioco,…infagottate in un enorme costume da Pierrot carico della sua malinconia, della sua tenerezza, della sua morbida linearità, mi sono pure reso conto di come fossero ormai mesi che mi rifiutavo di appoggiare gli occhi laggiù e mi costringevo a veleggiare a mezz’aria: …per non vedere, evidentemente, …per non soffrire,…per non dover prendere atto.

Alla faccia della cervicale.

      Pupille al cielo. Come se l’anima della Val Tiglione si fosse a ridotta a un mezzo busto, come se tutta la sua parte bassa fosse vergogne da censurare, per pudore o per buon gusto,…e come se, per mascherarle, mancassero in quel posto, proprio lì in giro, perfino le fatidiche foglie;… di fico, di noce, di quercia, di ontani e di salici lungo il torrente;… di qualsiasi  specie.

Alberi sempre meno.

Almeno dalla cintola in giù.

     Io ce l’ho il fico, ho pensato a un certo punto, ma della Valle, dall’alto, ne copre soltanto un pezzettino. Sono pensieri che capitano quando capita che nevichi forte. …Almeno a me capitano, la neve mi fa sempre un ottimo effetto. Per cui, pensiero dopo pensiero, mi è venuta in mente una delle tante favole di questa valle. Una delle più recenti, a suo modo una delle più dibattute. In passato ci sono anche stati vagiti di dolore per le radicali pulizie etniche lungo il Tiglione;…oppure per il  vezzo urbanistico di riempirgli il letto di materiali di risulta: giusto per far risultare un sequela di aree industriali, una in fila all’altra;… su cui fare atterrare, uno dopo l’altro, gli ingombranti scatoloni del profitto;… per far gongolare, uno dopo l’altro, gli amministratori dei paesi che, uno di seguito all’altro e un giorno dopo l’altro, hanno costruito la storia di questo ambiente. Peccato che i grandi fogli del paesaggio su cui tale storia era stata impressa, vuoi dalle dita della pazienza, vuoi dalle braccia della fatica come dal filo della memoria – fogli di anni e di secoli - sono stati fatti a pezzi, stracciati.

       Pensate! …Al posto della pista per mostri prefabbricati o in paramano prima c’era una palude, c’erano le anse dove, quando necessitava, l’acqua trovava spazio e riflessione.Piccoli lamenti sparsi. …Per uno stoccaggio di rifiuti a pochi metri dalla case:… oppure per l’idea di una fabbrica di bitume sotto le finestre … Oppure per il dolmen incongruo - incongrue voci e serenate notturne -  di una discoteca, ….oppure ancora per qualche groviglio di asfalto di troppo, le nostre enclavi contadine trasformate in saliscendi degni di Chigago…

       Spesso piccole lacrime di coccodrillo: quelle di chi decide di muoversi solo quando si sente scaldare le natiche da un rischio immediato.

Vecchia storia: fate pure, purché non a casa mia!

Possibile pensare a qualcosa di simile? A un’orgia così?

Possibile sì, se i piani regolatori lo permettono.

Possibile certo finché, senza mai ragionare di vocazione vera,  di anima e di cuore del territorio, si consente all’ultimo buco della terra - quattro gatti per quattro metri quadrati - di potersi cullare il  sogno,  o la farneticazione, o l’incubo di un mitico “progresso fai da te”.

Ma veniamo alla favola di prima.

C’era una volta un sindaco che, per il bene della comunità - ci mancherebbe! - vendeva le colline. Ve la ricordate quella sorta di meraviglia?

Non è mica passato tanto tempo.

Non “una” collina si vendeva, che già sembra una bella cifra; ..”delle” colline. Due, tre, quattro;… insomma, per il bene della comunità - ci mancherebbe! - si liquidava a piene mani, un contratto dopo l’altro, una fetta dopo l’altra, il profilo stesso del suo mondo. Quanto quel sindaco fosse un bravo sindaco era confermato dall’impegno che - pubblicamente e in due tre occasione - sapeva prendersi.

Egli si assumeva “delle” responsabilità: l’avere fatto i danni, gioco forza, era un dato,… porvi rimedio una questione d’onore; che diamine!

Infatti.

Rimedieremo, diceva, lo giuro, diceva, vi prometto, diceva. Spiegava il buon sindaco: abbiamo dovuto soffrire,… la nostra zona ha pagato e patito per tutti. Occorreva farlo.  Le colline, elencava, i TIR su è giù per le colline, raccontava, due palle così, si sfogava.

Poi dichiarava:  ci metto la mano sul fuoco, da adesso in poi, basta! I soldi che abbiamo tirato su vendendo in saldo la nostra terra li ributteremo sulla terra, difendendo quel che c’è da difendere, facendo parchi, aree protette, canali ecologici.

Ineccepibile. Applausi…. Bla, bla, bla….

Un impegno, appunto.

Altri applausi.

Un cadeau per i figli della Val Tiglione.

Adesso, al suo posto, di sindaco ce n’è un altro.

La gente dice che sia una sorta di erede feudale di quello di prima.

Dice che forse si sono passati le carte e gli impegni.

Infatti  ho letto con raccapriccio che il nuovo sta pensando di sostituire la promessa del vecchio, …di barattare l’idea di parchi, di canali ecologici, di aree protette – ambiente, storia, memoria etc, etc – con il progetto di un bel  termovalorizzatore.

Eh, la gente!

Cosa dite?… Che ci sia perfino chi è coinvolto nelle fantasie del feudatario dal miraggio di assegni svolazzanti?

…E magari provare a dirlo alla gente che il bene collettivo raramente è la somma matematica, è il conto del droghiere, è un estratto conto di benefici individuali

Chi ci prova a spiegarlo, chi incomincia? Un termovalorizzatore. 

Tradotto per la gente, appunto: un inceneritore spuntato dal cilindro come i coniglietti di un prestigiatore.   Fuori da qualsiasi pianificazione, fuori dai disegni regionali, fuori di senso!

Ma sarà vero?!

Fidarsi dei buoni sindaci o della voce del popolo?

Boh?

Sono senza parole e aspetto un’altra nevicata coi fiocchi.

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