Notte e luce a Vezzolano
Prof. Dario Rei
Comitato per il paesaggio rurale-Frutteto
della canonica di Vezzolano
Veduta del giardino interno dell'Abbazia di Vezzolano ad Albugnano.
Per la cura della Soprintendenza piemontese per i Beni Architettonici e il Paesaggio - nell’ambito della Settimana della cultura in Italia e grazie al sostegno meritorio della Fondazione Cassa di Asti - si è tenuta a Vezzolano giovedì 6 aprile una serata assai suggestiva: esemplare invito a meditare sulla dimensione spirituale del paesaggio, muovendo lungo le vie di linguaggi, materiali e simbolici, molteplici e convergenti.
”La notte splenderà come il giorno” era il titolo dell’ incontro, o piuttosto direi Sacra Rappresentazione, che il sito ha accolto per la circostanza pasquale. L’ accesso all’ Abbazia appariva nella notte avvolto in un turbinio di fiammelle, che coronavano i muri retrostanti l’abside e segnavano i bordi della piccola strada discendente verso la facciata. Illuminata, questa, da un getto di luce bianca, che dall’ esterno pioveva sulla lunetta della Annunciazione, mentre una luce azzurrina, proiettata dall’interno sopra lo jubé , colorava il rosone. Altre luci di vario colore attraversavano l’interno della navata ed il chiostro.
Un grande quadro della Crocefissione, dipinto da Leonardo Mosso, era esposto a fianco dell’altare, dove resterà per tutto il periodo pasquale. Figura un Cristo contadino dalle fattezze robuste; il corpo che appoggia su una stuoia di color rosso fuoco, stesa su una croce fatta di due pali da campi. Le due croci laterali sono di canne, e senza figure, quasi fossero attrezzi di lavoro o bastoni da viaggio. Si delineano colline dai colori chiari, rastremanti sullo sfondo, e un mondo rurale dagli edifici sobri e dagli affacci sereni, come inavvertito del grande dramma che gli scorre accanto. Nel quadro le nuvole ascendono, prima bianche,poi grige, infine nere e cupe in alto, in un cielo che si chiude senza sole. “Io vedo (come è questo giorno,oscuro!), / vedo nel cuore,vedo un camposanto/ con un fosco cipresso alto sul muro. / E quel cipresso fumido si scaglia/ allo scirocco; a ora a ora in pianto / sciogliesi l’infinita nuvolaglia” (G.Pascoli Il giorno dei morti).
Alla presentazione del quadro è seguito un breve intenso oratorio, alternato di musica e poesia. Tra le musiche suonate dall’Orchestra della Scuola Suzuki di Torino, il notturno novecentesco di Britten, ha insinuato, fra squisite armonie barocche, le dissonanze di una modernità frammentata, incapace di compimento. Idealmente vi rispondevano, nella poesia- salmodia recitata da Turoldo, versi che echeggiavano l’ immagine effigiata sulla lunetta :” Vergine o natura sacra/piena di bellezza/tu sei l’isola della speranza… .Radice e pianta sempre verde/ colomba dello spirito nuovo” …
“Un’orchestra di pietra la chiesa/il convento un remare d’archi/in silenzio…” ,cosi’ ,ancora , uroldo. Il silenzio come vero linguaggio: questa, credo, la convinzione lasciata in fine a molte delle persone presenti. Che poi hanno affollato il chiostro, prima di riportarsi lentamente nel buio luminoso delle colline di Vezzolano.
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