Relazione presentata al
Convegno a ricordo del Prof Italo Currado
Asti, sabato, 22 luglio 2006
Salone della Società Mutuo Soccorso “Fratellanza
Militari in Congedo”, Via Bonzanigo 46, h 9,00-13,00
Peter John Mazzoglio
Presidente del Centro Studi e Ricerche Storiche Onlus
Appena laureatomi nell’Istituto di Entomologia agraria e Apicoltura della Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Torino in via Pietro Giuria 15, luogo che frequentavo da dilettante entomologo e studente già dal 1980, il professor Currado (come l’ho sempre chiamato per il profondo rispetto che coltivavo nei suoi confronti) mi chiese se potessi aiutarlo nelle esercitazioni del corso di zoologia forestale, venatoria e acquicoltura che teneva per gli studenti del corso di laurea in Scienze Forestali. Ovviamente accettai entusiasta e così iniziarono quindici anni di collaborazione, non soltanto in campo entomologico e zoologico.
Era il 1990 e fu anche l’anno infausto della scoperta di quel malefico tumore che iniziò a travagliare Italo.
Fra cliniche, cure, visite mediche periodiche, portò avanti i suoi corsi, che includevano anche l’entomologia forestale. Non badava ai suoi malanni, anche se a volte se ne parlava ed era non poco preoccupato, ma la buona vena portava sempre i discorsi verso lidi ameni e si finiva nella bibliofilia o nella scienza applicata. Ci furono anche i problemi all’anca, poi operata, che lo costrinsero al bastone e a un’andatura claudicante per qualche anno. Siccome lo accompagnavo sempre, anche nella pausa pranzo, molti colleghi mi dicevano che zoppicavo anch’io.
Ma nulla mi ripagava più di quei momenti passati insieme negli argomenti più vari: storia, alpini, libri antichi, editti, fotografia, insetti dei boschi, pettegolezzi universitari, esami, congressi, vacanze e, ovviamente, scoiattoli.
Insieme partecipammo a molti congressi in Italia e in Europa e portammo avanti ricerche particolarmente gratificanti per i luoghi visitati e i risultati ottenuti: il bruco defogliatore (Calliteara pudibunda) della faggeta di Calizzano negli anni 1990-1993, il bruco defogliatore (Lymantria monacha) dell’abete rosso in Valle d’Aosta negli stessi anni, il coleottero della corteccia dell’abete rosso (Ips typographus) dal 1993 al 1998, la vespetta (Acantholyda erythrocephala) defogliatrice del pino strobo dal 1995 al 2000, la processionaria del pino (Traumatocampa pityocampa) sulle alture di Andora dal 1998 al 1999, i coleotteri (Tomicus spp.) della corteccia del pino dal 2001 al 2002.
Non minore fu l’impegno profuso nella crociata contro lo scoiattolo grigio nordamericano (Sciurus carolinensis) a cui si aggiunse lo scoiattolo variabile tailandese (Callosciurus finlaysonii) rinvenuto ad Acqui Terme. Numerose furono le uscite in campo per documentare l’espansione dei rispettivi areali e gli studi sul loro comportamento, purtroppo negativo, nei confronti delle colture cerealicole, degli alberi da frutto e perfino degli alberi da legno a causa della scortecciatura. Il ghiro, il piccione, le cornacchie, la nutria e, diceva, foss’anche l’elefante di Annibale, erano di sua pertinenza, perché presenti sul territorio e dannosi all’economia umana per i mutamenti ambientali causati dall’uomo stesso.
Quante cose avevamo in serbo per il futuro. Innanzi tutto la lotta alle termiti, trovate da Italo in Asti (la segnalazione più a nord e ad ovest della Pianura Padana) e guarda a caso nell’area gravitante intorno a Palazzo Gazelli di Rossana, da lui recentemente acquisito, e alla sede della Fratellanza Militari in Congedo. Il rischio incombente sul patrimonio ligneo astigiano è enorme e Italo lo sapeva. L’espansione della popolazione di termiti potrebbe interessare a breve l’intero centro storico soprattutto grazie al riscaldamento globale del clima, che favorirebbe questi insetti tropicali. Come sempre, nemo propheta in patria, ma non disperiamo.
L’amore per la storia e per tutto quanto riguardasse il passato. La tutela del patrimonio storico, qualunque fosse la sua natura (edificio, opera d’arte, libro, uniforme, oggetto). La conoscenza dei dialetti, della lingua di una volta, la cultura degli anni che furono, le imprese militari, i personaggi che fecero storia, tutto contribuì a sviluppare in Italo e in chi gli era vicino lo stesso entusiasmo e insieme fondammo il Centro Studi e Ricerche Storiche, ora Onlus, proprio alla vigilia dell’infausta operazione che lo avrebbe condannato. Era l’undici gennaio dell’anno scorso e insieme a noi due c’era Gianfranco Ribaldone, storico di Biella. Ci trovammo a casa sua e nulla faceva presagire un futuro tanto gramo.
Lo ricorderei con un’immagine che mi è subito piaciuta e che, penso, trasmetta a tutti noi il bel momento in cui lo si incontrava e si iniziava a parlare del più e del meno, per poi sprofondare insieme in un argomento a noi caro e dimenticare il tempo che passava inesorabile.
Grazie Lillo!
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