Relazione presentata al

Convegno a ricordo del Prof Italo Currado

Asti, sabato, 22 luglio 2006

Salone della Società Mutuo Soccorso “Fratellanza Militari in Congedo”, Via Bonzanigo 46, h 9,00-13,00

Dott. Livio Musso

Dott. Livio Musso

         La mia stima che, giorno dopo giorno, è diventata amicizia, con Italo Currado, è nata alla fine del 2002 quando ho dato il via ad una lunga celebrazione in onore di Giovanni Pastrone, il genio del Cinema muto, autore di Cabiria, nato e cresciuto in Asti. Prima ci conoscevamo da sempre, senza frequentarci, con quei “buongiorno, buonasera” e “salve” di quando ci si conosce da anni ma non si condividono ore, sentimenti, cose. Tipico per noi astigiani.  Negli anni sono stato spesso suo muto compagno di scompartimento nei brevi viaggi in treno a Torino, lui verso l’Università, io verso set, case di produzione, post produzione ed altre audiovisività.

        In quei tragitti verso il capoluogo ho assistito ad alcune sue esternazioni che, se hanno talvolta lasciati interdetti i nostri compagni di scompartimento, mi hanno divertito moltissimo e fatto capire che il professor Italo Currado, figlio di tanto padre, fosse un uomo arguto, pronto alla battuta, al sarcasmo a volte feroce. Così, tutte le volte che il caso mi ha permesso di essergli accanto salendo sul treno, l’ho tallonato, cercando di sedermi nei suoi paraggi, convinto che il tragitto avrebbe potuto avere un lampo di simpatia, d’intelligenza.

      Alla fine del 2002, con l’inizio delle celebrazioni pastroniane, Italo mi ha contattato, parlandomi di una moneta commemorativa in onore del regista, delle possibilità di una ri-coniatura della stessa. C’i siamo incontrati ed è stato come se ci fossimo conosciuti da sempre. Lui parlava, parlava, finchè non ha tirato fuori dalla sua borsa alcuni fogli, preventivi, lettere, fotocopie, il tutto relativo alla famosa moneta.

Lo ascoltavo felice perché capivo che finalmente potevo parlargli, avevamo cose in comune, una sopra tutte: il Cinema.

Con una malcelata, sottile soddisfazione mi ha parlato della sua lontana parentela, da parte materna, con le famiglie Sciamengo e Remmert, così implicate con la storia del cinema torinese degli esordi e con l’avventura umana e cinematografica di Pastrone.

In quattro anni a celebrare Pastrone ed il cinema muto che fece di Torino, con Parigi, la sua capitale europea, Italo è sempre stato con noi, presente alle proiezioni, alle presentazioni di libri, agli incontri con personaggi del cinema e della cultura cinematografica. Sempre presente e, molto spesso, intervenendo, condendo il suo immenso bagaglio culturale, con quelle battute che vorrei definire curradiane perché così particolari, così pungenti, così...di Italo Currado.

Italo è sempre stato, suo altissimo merito, una persona sincera, diretta, da pane al pane. Così, quando era presente, se aspettavo con ansia i suoi interventi che avrebbero arricchito quanto stavamo facendo o discutendo, pur tuttavia avevo timore, timore dei suoi giudizi, delle sue puntualizzazioni. Se doveva dirti che, secondo lui, avevi detto o fatto un’asinata, e qualche volta è successo, non si poneva il pur minimo dubbio e ti spiattellava le sue frasi lapidarie. Ma così vere, così umane. Italo non interveniva subito, aspettava che qualcun altro parlasse per primo, non tanto per prendere spunti, non ne aveva certo bisogno, ma perché sperava che l’atmosfera si scaldasse un poco, che la dea Dialettica si sedesse tra di noi a condurre le danze delle parole. Se ciò non avveniva allora partiva lui e alé, dava fuoco alle polveri, a volte anche senza alzare la mano per prendere la parola. Aveva cose da dire e le diceva. Alla maniera curradiana, appunto.

      Italo qualche volta è venuto agli incontri accompagnato da Giovanni, uno dei suoi due figli ma credo che, per amore dell’agone e della discussione, preferisse presenziare da solo.

       Col passare dei mesi, con la nascita dei Premi Cabira per il Cinema ed il concorso ScuolaCinema riservato a lavori per lo schermo realizzati da scuole, la presenza di Italo si è fatta più presente, i suoi interventi più importanti, i suoi consigli più preziosi.

E sempre, di tanto in tanto, tornava in ballo il discorso della moneta in onore di Pastrone.

       Italo era spesso tra gli ultimi ad arrivare nei cinema o nelle sale dove si svolgevano le manifestazioni, ma era sicuramente l’ultimo ad andarsene. Così abbiamo presa l’abitudine di tornare insieme verso casa, a piedi perché Asti l’attraversi in una ventina di minuti, camminando lentamente, fermandoci di tanto in tanto ad esprimere un concetto, a tranciare un giudizio.

       Una sera Fernanda, mia moglie, che era con noi, ha fatto una battuta, sconsolata, sul macello che ormai si fa della lingua italiana. Italo si è fermato di botto ed ha detto “Ormai sempre più persone soffrono di congiuntivite”. Mitica battuta alla Italo.

 Poi ho incominciato a vederlo di meno, frequentava con minor frequenza, cresceva il senso della sua assenza.

Un giorno ho saputo che non stava bene, che non stava affatto bene. Quella notizia mi ha disorientato, addolorato. Quando è tornato a farsi vedere mi ha detto che era molto impegnato con il lavoro. Non gli ho domandato altro.

Poi è spuntato il bastone. I nostri ritorni a casa, dopo mezzanotte, si sono fatti più sporadici, più lenti, con meno battute e più momenti di silenzio.

        Alla vigilia della consegna dei Premi Cabiria 2004 mi ha chiesto se gli concedevo, durante la cerimonia al Teatro Alfieri, il permesso di fare un piccolo intervento. Me lo ha chiesto con uno di quei suoi sorrisi che così tanto avevano contribuito a fare crescere in me la simpatia nei suoi confronti. Ho acconsentito subito “Anche se non ti dico cosa dirò e cosa farò?” “Tu puoi dire e fare cosa vuoi però...mi raccomando”. Ha richiusa la porticina di casa sua, in corso Dante, facendomi uno strano sorriso ed un gesto della mano che non sono riuscito ad interpretare.

Il giorno della cerimonia si è presentato sul palcoscenico, elegantissimo, accolto da un grande applauso. In una mano teneva ben stretta una scatoletta. Ha parlato per pochi minuti di cinema, di Pastrone, poi ha incominciato a raccontare della famosa moneta celebrativa. Ha aperta la scatoletta e, voltandosi verso di me, me l’ha consegnata con l’augurio che un giorno forse, quella moneta, chissà...

      Poi Italo ci ha lasciati e con lui se n’è andato un patrimonio insostituibile per questa città. Per me è stata la partenza di un amico che non cederà mai a nessuno il posto che si è preso nella mia memoria.

L’anno scorso abbiamo dedicato una serata delle celebrazioni ad Italo. La grande gioia è stata quella di avere con noi la cara Augusta con Giovanni e Carlo. Sono stati presenti i suoi amici più cari. Si è parlato di Italo poi abbiamo proiettato in suo ricordo un film surrealista francese “La chute de la maison Usher di Jean Epstein,

Dopo la proiezione è seguito come sempre il dibattito, la discussione sul film, come quando c’era anche lui.

Ad un certo punto, mentre passavo il microfono via via a chi voleva intervenire, ho pensato “Cosa direbbe Italo, se fosse con noi questa sera?”.

Cosa direbbe oggi?

 

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