Relazione presentata al

Convegno a ricordo del Prof Italo Currado

Asti, sabato, 22 luglio 2006

Salone della Società Mutuo Soccorso “Fratellanza Militari in Congedo”, Via Bonzanigo 46, h 9,00-13,00

Prof.ssa Laurana Lajolo - Direttore di culture e di cultureIncontri

Prof.ssa Laurana Lajolo

Direttore di culture e di cultureIncontri

 

       Italo Currado era una personalità ben delineata nel panorama cittadino: difensore delle tradizioni culturali e dell’ambiente, collezionista di vaglia, ma soprattutto un cittadino  con un forte senso civico. Era privo di piaggeria verso i potenti, anzi esercitava proprio nei loro confronti un’ironia che sfociava spesso nel sarcasmo, senza perdonare nulla a coloro che si occupavano della cosa pubblica, che lui considerava, come in realtà dovrebbe essere, un bene molto al di sopra delle ambizioni personali, degli interessi, delle visuali di parte. I “potenti” erano temporanei, passavano, mentre la città rimaneva e superava i secoli.

        La città era “sua” nel senso migliore del termine: lui la conosceva bene nelle radici storiche, nei beni materiali e artistici, nelle pietre e negli alberi. Lui era (e lo sapeva) il depositario del “buon senso civico” e lo esercitava nei confronti di chicchessia, anche nei confronti degli amici, verso i quali spesso era più esigente che verso gli altri.Non tollerava scemenze, si prendeva cura del bene della comunità pubblicamente, pur non occupandosi di politica o intervenendo direttamente nelle cose dell’amministrazione. I suoi interventi avevano un peso assolutamente sovrapartitico.

       Semplicemente lui, senza riserve, si rivolgeva direttamente al responsabile del provvedimento che non condivideva e gli diceva apertamente la sua opinione, come nell’antica Grecia quando educazione e gestione della democrazia erano cose a cui attendevano tutti gli Ateniesi. E proprio come nell’antica Atene, Currado aveva una considerazione aristocratica della democrazia, che, secondo lui,  avrebbe dovuta essere esercitata soltanto dalle persone qualificate, colte e di buon senso.

        Spesso era deluso, sconfitto, non considerato, ma era comunque pronto per la prossima battaglia per le sue idee a favore della città. Lo riteneva un dovere da compiere, anche se raramente quel dovere gli aveva fatto incassare una vittoria. Questa sua somma “ingenuità” civica ora manca alla città e a tutti noi.

 

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