Marco Devecchi - Osservatorio del paesaggio per il Monferrato e l'Astigiano
Interessante esempio di mascheramento con la vegetazione di un capannone agricolo (Sarezzano - AL).
La conservazione del patrimonio storico artistico rappresenta una priorità per ogni società che abbia a cuore le proprie radici e che voglia trarre da esse i riferimenti culturali per il proprio progresso civile. Interessante appare, al riguardo, la recente proposta del Comune di Asti per la nascita di una Scuola specializzata nel restauro dei beni architettonici, al fine di creare figure professionali capaci di intervenire nel recupero di antiche mura, palazzi storici, pievi e monumenti, per valorizzare il territorio e farlo apprezzare a chi pratica il turismo culturale. In questa prospettiva merita evidenziare le potenziali forti sinergie di azione, derivanti da un’attività congiunta con figure professionali operanti specificamente sui temi della conservazione e restauro del paesaggio con particolare riferimento al contesto astigiano. E’, infatti, oramai acquisito l’assunto culturale per cui non si conservano e tutelano i monumenti, se contemporaneamente e contestualmente non si proteggono e valorizzano i paesaggi all’interno dei quali i monumenti stessi si collocano e di cui sono evidenti espressioni storiche. In quest’ottica, il restauro del paesaggio presenta indubbie analogie con il restauro dei beni culturali, tanto che entrambe le entità - paesaggio e patrimonio storico-artistico - costituiscono un insieme inscindibile. La conoscenza di un monumento o di un oggetto d’arte non può essere disgiunta dalla comprensione dei caratteri storici del territorio di cui essi sono parte integrante e, analogamente, ogni territorio non può essere apprezzato per le peculiari valenze paesaggistiche, se non in virtù delle stratificazioni storico-culturali accumulatesi nel tempo.
Il paesaggio, purtroppo anche nella realtà astigiana, è stato esposto, a partire dalla seconda metà del secolo scorso sino ai giorni nostri, a trasformazioni e forti pressioni omologatrici, a fenomeni di disordine edilizio e di commistione caotica tra edificato e coltivato, offuscando specificità ed eccellenze, tanto da rendere irriconoscibili molti paesaggi storici, costruitesi nel corso di molti secoli. Per tali ragioni appare ineludibile la necessità di una edificazione quanto più possibile discreta, evitando stili, tipologie e volumi del tutto dissonanti rispetto al contesto locale. Occorre, in altri termini, che il paesaggio diventi l’elemento essenziale di un’economia fortemente legata al territorio, avendo anche il coraggio per le realtà più compromesse di demolire. Un esempio emblematico e quanto mai eloquente del rinnovamento culturale in atto sul tema del paesaggio è rappresentato dal recente caso di Coazzolo, da alcune settimane agli onori della cronaca. Ma demolire – un capannone - non basta! A questa determinazione è, infatti, necessario affiancare un’opera di promozione della qualità architettonica e la volontà di recuperare aree degradate, cioè in altri termini mettere a punto un grande ed articolato progetto di salvaguardia e di restauro del paesaggio astigiano con la collaborazione di tutte le istituzioni locali e delle associazioni interessate a questo processo.
L’Astigiano e in particolare il piccolo comune di Coazzolo, anche con innovative iniziative nel campo della ricerca e della formazione, possono rappresentare un fulgido punto di riferimento per la definizione di nuove politiche di salvaguardia, di lungimiranti forme di gestione e di reali soluzioni di valorizzazione del patrimonio storico-artistico e paesaggistico esistente, affinché vengano mantenuti e rafforzati i caratteri di qualità formale e di identità storica del territorio.
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