Siamo sicuri che la Provincia di Asti sia in Europa?
Vittorio Fiore
Architetto del paesaggio
Un passeggero che visitasse le nostre colline rimarrebbe certamente colpito dalla distruzione gratuita e sistematica degli ecosistemi esistenti lungo i nostri corsi d’acqua naturali, l’ultimo dei quali è l’intervento sul Versa.
Qui potrà verificare il risultato finale della sua “ricalibratura”, grazie alla quale, secondo un ormai consolidato modo di operare, il torrente è stato “scotennato” completamente della vegetazione naturale, per poter pettinare le rive nude a 45°, secondo i classici dettami dell’ingegneria idraulica per la realizzazione dei canali artificiali.
L’estirpazione della vegetazione autoctona, oltre a distruggere delicatissimi e preziosi biotopi naturali, propri delle aree umide e a compromettere pesantemente l’impatto visivo del paesaggio naturale, aumentando pericolosamente i rischi di frane spondali, contrasta con i disposti del Testo Unico ex R. D. 25.07.1904 n. 523, tuttora vigente, che all’art. Art. 96 detta:
“Sono lavori ed atti vietati in modo assoluto sulle acque pubbliche, loro alvei, sponde e difese i seguenti:
………lo sradicamento o l'abbruciamento dei ceppi degli alberi che sostengono le ripe dei fiumi e dei torrenti per una distanza orizzontale non minore di nove metri dalla linea a cui arrivano le acque ordinarie. Per i rivi, canali e scolatori pubblici la stessa proibizione è limitata ai piantamenti aderenti alle sponde; ………….
Oltretutto con l’intervento sul Versa sono state distrutte anche le opere d’ingegneria naturalistica per il consolidamento delle sponde, realizzate durante il Cantiere Didattico dell’A.I.P.I.N. Piemonte, finanziato da Provincia e Comune di Asti, dal 20 al 25.11.97, e diretto dallo scrivente, con la partecipazione attiva di 140 volontari, tra i quali gli alunni degli Istituti Geometri e Agrario di Asti.
Se si pensa poi che l’11.02.95 si è tenuto ad Asti un importante Convegno, sulle “Tecniche di ingegneria naturalistica per la gestione del territorio”, e nello stesso comune, con queste tecniche, sono stati realizzati con successo importanti interventi per il consolidamento di intere colline, quali Bricco Gianotti e Bricco Malandrone, si rimane perlomeno stupiti per l’evidente divario tra le buone intenzioni e le dura realtà.
Vorrei ricordare infine l’importanza della funzione svolta dalla vegetazione lungo i corsi d’acqua, oltre a quella strutturale e paesaggistica, già ricordate:
a) intanto un valore ecologico, grazie alla loro importanza come corridoi biologici, utilizzati per gli spostamenti della fauna selvatica tra le poche aree protette
esistenti ancora sul nostro territorio, formando, insieme con le siepi campestri, una sorta di rete ecologica, importantissima per il miglioramento della qualità
ecosistemica del territorio;
b) un’azione autodepurativa delle acque trasportate, che spesso raccolgono scarichi ricchi di sostanze organiche, e che la vegetazione ripariale, in
consociazione con altri organismi viventi, svolge, in una complessa catena alimentare.
Concludendo: nessuno vuole impedire alle autorità competenti di effettuare tutti quegli interventi di messa in sicurezza dei nostri corsi d’acqua, che si rendessero necessari in base a precise verifiche idrauliche, ma si richiede una maggior attenzione all’ambiente naturale nell’eseguire tali interventi, in cui progetti e direzioni lavori, così come avviene ormai da decenni nelle nazioni europee più progredite in questo campo, siano affidati ad equipe di esperti nelle varie dottrine specialistiche: idrauliche, ambientali e biologiche.
Quando anche la nostra provincia diventerà più europea, salvando i nostri preziosi ecosistemi fluviali?
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