Salviamo i gelsi! Una preziosa memoria storica del paesaggio astigiano
Marco Devecchi
Dalle origini della storia, l’uomo ha sviluppato l’esigenza di organizzare e plasmare, in termini sia utilitaristici, sia ludico-ricreativi lo spazio circostante, trasformandolo costantemente nel tempo. Il paesaggio appare, quindi, come una chiara metafora dell’agire umano e, nel contempo, uno scenario ricco di presenze, tra le quali quelle arboree, rappresentate da esemplari singoli, dai viali alberati, dalle macchie boscose e in generale dal patrimonio a verde delle città. L’albero modella e connota la forma e spesso il colore del paesaggio. Anche la realtà astigiana ha trovato negli alberi elementi caratteristici del proprio paesaggio agrario e riconducibili a precise tipologie di impianto e di utilizzo. Ne sono un esempio peculiare i gelsi (Morus alba L.) le cui foglie da sempre hanno costituito il prodotto base dell'alimentazione dei bachi da seta (Bombyx mori L.). Nei secoli passati il gelso e la bachicoltura hanno rivestito un ruolo di grande rilievo nell'economia agraria di molte zone dell'Italia settentrionale e del Piemonte in particolare. Anche per l'Astigiano è ben documentata l’importanza della bachicoltura, come attestato, ad esempio, in una relazione statistica curata nel 1823 dall’Intendente Petitti di Roreto, in cui sono riportate le produzioni locali bozzoli lavorati e di seta, pari rispettivamente a ben 1466 q e 96 q all’anno. Dai dati si comprende l’esistenza di una fiorente bachicoltura e l’estrema diffusione della coltivazione del gelso, tale da caratterizzare fortemente il paesaggio locale, grazie ai filari di alberi a lato delle cappezagne e lungo il perimetro dei prati e dei seminativi di fondo valle. Nel corso del Novecento la minor redditività dell’allevamento del baco da seta, anche a seguito di una sempre più agguerrita concorrenza di produttori esteri, accanto alla diffusione di malattie a carico del baco da seta hanno concorso ad una graduale scomparsa di questa attività dal panorama agro-industriale del nostro Paese. Per questi motivi una specie, quale il gelso, fortemente connotante il paesaggio agrario astigiano è stata sistematicamente eliminata, lasciando solo rari filari e vetusti esemplari testimoni del "miracolo del filo d'oro". La ricostruzione delle vicissitudini subite dal gelso, dal baco e dalla seta offre la possibilità di venire a conoscenza di un frammento estremamente interessante della storia dell'economia agricola dell’Astigiano. Appare, al riguardo, chiaro come i segni maggiormente connotanti il paesaggio non debbano essere cercati solo ed esclusivamente nei modelli aulici delle ville e dei castelli, ma anche negli edifici rurali e in superstiti colture del passato, come, nel caso specifico, il gelso. La tutela e la valorizzazione del paesaggio possono indirizzarsi anche verso un campo fino ad ora non sufficientemente esplorato come quello del patrimonio arboreo, in relazione all’importanza di tali componenti nella caratterizzazione dei luoghi. Appare, pertanto, evidente la necessità di una sorta di censimento e schedatura dei filari e dei singoli esemplari superstiti di gelso per salvaguardare una preziosa testimonianza materiale della storia del nostro territorio astigiano.
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