E se costruissimo le nuove strade in trincea e inserite nel paesaggio?
Arch. Lara Giamporcaro
Paesaggista
Nella giornata dell’8 novembre scorso, presso l’Associazione Culturale “Diavolo Rosso” ad Asti, sono stata invitata ad intervenire ad un dibattito particolarmente intenso sul futuro del paesaggio astigiano. Il titolo del dibattito “Al diavolo…le colline!” racchiudeva tutta l’urgenza del tema trattato a proposito di come conciliare lo sviluppo di nuove infrastrutture viabilistiche con la salvaguardia del paesaggio, che oltre che identità territoriale è davvero l’immagine del rapporto dell’uomo con la sua terra. Ho assistito ad un dibattito vibrante a cui ero invitata a portare il contributo della mia esperienza progettuale, quale consulente del Parco Lombardo della Valle del Ticino rispetto all’inserimento paesistico di una imponente strada in trincea che collega l’aeroporto di Malpensa con le principali autostrade dell’area. La posizione di questa infrastruttura lineare, in un’area ricca di boschi e brughiere, ha richiesto una particolare opera di mitigazione e compensazione ambientale per contenere almeno in parte i danni così arrecati all’ecosistema. La strada corre in una trincea di circa 40 m di larghezza e 10 m di profondità. L’obiettivo principale è stato quello di portare “il bosco in strada”, una strada non “desiderata” nel Parco, ma necessaria e quindi affrontata come male inevitabile, a cui far fronte con proposte che permettessero comunque di salvaguardare l’ambiente. Si è pensato allora dal punto di vista paesaggistico di realizzare una “ricucitura” tra la scarpata stradale e i boschi immediatamente circostanti con un mare incontenibile di alberi a lambire quasi il margine della strada, perché chi la percorra si senta avvolto nella vegetazione e nonostante la brevità del passaggio possa cogliere l’intensità di quello che c’è al di là della strada stessa. Si è trattato dunque di pensare un inserimento paesaggistico che non fosse disgiunto dalle finalità di miglioramento ambientale; vale a dire la necessità di abbattere fumi, polveri e rumori provenienti dal traffico veicolare attraverso cortine di vegetazione e barriere artificiali o naturali e di definire adeguate mitigazioni e compensazioni ambientali, mediante sovra e sottopassi per animali in corrispondenza delle rotonde e degli svincoli. Oggi la nuova S.S.336 si presenta come un’imponente opera infrastrutturale, in cui anche grazie all’interramento di alcuni tratti della strada in trincea, è stato possibile creare corridoi ecologici che limitassero, nei punti più delicati ed interessanti la frattura della rete territoriale. Sicuramente far scorrere una strada non su un rilevato, bensì al contrario in una trincea, permette di risolvere i problemi di reperimento di materiale di cava per i rilevati stessi e anzi diviene una sorta di terreno di cava per altri utilizzi, evitando escavazioni ulteriori.
Sono però consapevole che non basta scavare una strada in trincea per risolvere tutti i problemi delicati emersi nel dibattito “Al diavolo …le colline”. Serve ad ogni modo pensare in maniera nuova problemi “vecchi” e non accettare come necessarie soluzioni che danneggino il paesaggio in nome di un progresso che non può essere davvero tale senza preservare il genius loci di un’area.
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