Quando i lampioni spengono le stelle

Franco Correggia

Presidente dell'Associazione "Terra, boschi, gente e memorie"

      Quando si parla di tutela e conservazione del paesaggio tradizionale, il pensiero di chi ha a cuore il volto antico delle nostre campagne corre automaticamente ai rischi più gravi e devastanti che minacciano le colline astigiane. Ad esempio la proliferazione metastatica di insediamenti abitativi, villette a schiera, strade, capannoni e unità produt­tive che porta al distruttivo dilagare sul territorio di un’urbanizzazione disordinata e frammentata; lo stupro della fisionomia, della struttura e dell’originario impianto planimetrico dei borghi medioevali e dei centri storici; lo scempio delle formazioni forestali di pregio e delle altre emergenze naturalistiche ad alta valenza ambientale; la moltiplicazione neoplastica di cave e sbancamenti di terra, discariche abusive di rifiuti, cementificazioni selvagge, dedali di tralicci, linee elettriche, ripetitori e cavi telefonici, cartelloni pubblicitari, segnaletiche ridondanti, etc. E così via lungo la triste galleria degli orrori (di cui, giustamente, si è parlato e scritto molto) che insidia costantemente le nostre verdi campagne.

     In questa sede però non vorrei soffermarmi su queste laceranti e ben note tipologie di impatti territoriali, bensì vorrei richiamare l’attenzione su quelle forme meno appariscenti ma non meno subdole e corrosive di pressioni minori che, pur non suscitando in genere scandalo e riprovazione nell’opinione pubblica, si connettono attraverso sinergie nefaste con i mali maggiori e contribuiscono in modo significativo ad erodere la bellezza, le armonie e la suggestione che abitano i paesaggi e gli ambienti delle colline astigiane e monferrine.

     È il caso, per esempio, dell’impressionante incremento generalizzato dell’inquinamento lu­mi­noso, che in modo del tutto insensato e demenziale dilaga ovunque, non solo cancellando tristemente le stelle dal cielo, ma spegnendo anche ogni suggestione, ogni fascino e ogni identità dei borghi rurali e del loro contesto naturale circostante. E ciò come conseguenza della ossessiva e pervicace volontà di molti amministratori di collocare punti luce anche nei solitari crocevia delle campagne più sperdute, di installare insegne psichedeliche e multicolori anche nel cuore dei centri storici e di illuminare a giorno anche i monumenti più insignificanti e le più romite chiesette campestri. Garantire ai cittadini una illuminazione decente è doveroso, ma perché alimentare questa ipertrofica e debordante mania di estinguere la notte e di inondare ogni cosa con potenti fasci di fredde (e inutili) luci alogene?

      Certo, si tratta solo di stelle e di emozioni. Cose irrilevanti, probabilmente. Ma non sarebbe comunque il caso di cambiare strada?

*****

red2_b3.gif