Conferenza del ciclo "I Venerdì dell'Osservatorio"

Dal gerbido al bosco: esperienze nel Nord-ovest dell’Astigiano.

Don Vittorio Croce - Direttore de "La Gazzetta d'Asti"

Esemplare secolare di rovere (Quercus petraea), comune nelle aree collinari dell'Astigiano.

Esemplare secolare di rovere (Quercus petraea), comune nelle aree collinari dell'Astigiano.

         L’abbandono delle terre marginali, accanto all’adozione di nuovi sistemi colturali, ha determinato in questi ultimi anni serie trasformazioni dei lineamenti più tipici del paesaggio agrario astigiano, con risvolti spesso estremamente negativi sulla gestione del territorio. Emblematica, al riguardo, appare l’eliminazione diffusa delle alberate stradali e delle siepi, spesso allo scopo di agevolare  l’impiego dei mezzi meccanici. Segni in passato ricorrenti nella caratterizzazione del territorio sono stati in molti casi rimossi, come nel caso dei filari di gelso (Morus alba), retaggio di una fiorente bachicoltura nell’Ottocento e all’inizio del secolo scorso, o di pioppi e salici, in particolare il  Salix viminalis, utilizzato per la realizzazione di contenitori, e delle siepi miste  di arbusti quali il biancospino (Crataegus monogyna), il prugnolo (Prunus spinosa), il sambuco (Sambucus nigra), il ligustro (Ligustrum vulgare), la lantana (Viburnum lantana), l’evonimo europeo (Euonimus europaeus) e i rovi (Rubus fruticosus), caratterizzati da una abbondante produzione di frutti appetiti dall’avifauna. Queste sottili strisce di vegetazione, oltre a sottolineare una suddivisione fortemente geometrica delle proprietà agricole  di collina e di fondivalle, hanno anche assolto ad utilissime funzioni ecologiche, come corridoi e luoghi di nidificazione per la fauna spontanea, contribuendo non poco al mantenimento degli equilibri ambientali anche nelle realtà interessate da una più intensa attività agricola. Fenomeni consistenti di abbandono delle attività agricole hanno interessato le parti più scomode ed  elevate delle colline e  le aree meno favorevoli alla coltura della vite per esposizione o per tipo di  suolo. Questa situazione di regresso delle attività agricole si è verificata soprattutto nel Nord dell’Astigiano, anche in conseguenza di una generale minor fertilità dei terreni. Parallelamente al parziale abbandono della coltura della vite, i terreni in pendio resi così liberi sono stati in gran parte lasciati a loro stessi con la conseguente generale diffusione della gaggia (Robinia pseudoacacia) che attualmente rappresenta una delle specie più diffuse nei boschi astigiani e monferrini. Questo fatto è avvenuto pure nei boschi, a spese soprattutto del ceduo di castagno (Castanea sativa), a seguito delle problematiche fitosanitarie di questa specie e grazie in particolare al più rapido sviluppo della robinia e a  mezzi vegetativi di diffusione molto efficaci, soprattutto nel caso di  formazioni boschive sottoposte a tagli eccessivi. Interessante appare anche l’impatto,  paesaggisticamente non irrilevante, dell’arboricoltura da legno che ha riguardato essenzialmente  i pioppi ibridi euroamericani e su scala sperimentale nel recente passato, viste le esigue superfici coperte, il pino strobo (Pinus strobus)

. Castagno (Castanea sativa)
Castanea sativa

Allo scopo di offrire un contributo di approfondimento alla comprensione delle peculiarità e delle trasformazioni del territorio del Nord Ovest dell’Astigiano, Don Vittorio Croce, Presidente dell’Associazione “Quattro Passi a Nord Ovest” terrà nell’ambito del ciclo di incontri “I venerdì dell’Osservatorio”, organizzati dall’Osservatorio del Paesaggio per il Monferrato e l’Astigiano una Conferenza su “Dal gerbido al bosco: esperienze nel Nord-ovest dell’Astigiano” presso la Biblioteca Consorziale Astense Venerdì 27 febbraio 2004 ore 18,30.

Seminario su "Dal gerbido al bosco: esperienze nel Nord-ovest dell

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