CONVEGNO

“Salvaguardia e valorizzazione del paesaggio bioculturale: metodologia di studio e risultati di una ricerca condotta nel Basso Monferrato Astigiano”

Arch. Cristina Lucca  e Arch. Paola Salerno  (Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio del Piemonte).

Arch. Cristina Lucca  e Arch. Paola Salerno  (Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio del Piemonte)

La Convenzione Europea sul Paesaggio, ratificata in Italia soltanto all’inizio del 2006, ma sin dal 2000 alla base delle successive disposizioni comunitarie in materia ed il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio rimandano ad un concetto “allargato” di paesaggio, sottolineando la necessità di analisi e di disposizioni normative che coinvolgano non solo le vere e proprie emergenze, ma tutto il territorio, indipendentemente dal valore attribuitogli.

Nel preambolo della Convenzione si legge infatti che “il paesaggio è in ogni luogo un elemento importante della qualità della vita delle popolazioni nelle aree urbane e nelle campagne, nei territori degradati come in quelli di grande qualità, nelle zone considerate eccezionali, come in quelle della vita quotidiana”. Fondamentale diventa dunque -come si coglie anche nei disposti dei primi articoli della Parte III del Codice dedicata ai beni paesaggistici- la tutela del territorio attraverso una corretta gestione, riqualificazione, valorizzazione da attuarsi con la collaborazione di tutte le amministrazioni pubbliche che intervengono nei processi di trasformazione.

Anche il recente D.P.C.M. 12 dicembre 2005, che introduce la “relazione paesaggistica” a corredo delle istanze ambientali, pone l’accento sulla necessità della conoscenza del paesaggio e conseguentemente di una cultura progettuale di qualità rispettosa nei confronti del contesto ambientale in cui si trova ad operare.

Ben vengano dunque gli studi su aree definite condotti con un approccio metodologico corretto, che prevede l’analisi delle fonti disponibili: le fonti documentarie e le fonti materiali, unitamente all’esame delle componenti naturalistiche, botaniche, allo studio delle tecniche agricole, etc. Essi possono restituire, come nel caso-studio del paesaggio agrario del nord-astigiano, una visione a 360 gradi sul territorio e sullo spazio rurale, con i suoi centri storici ed i suoi beni culturali inseriti in un tessuto agrario non certo asettico, ma che partecipa attivamente alle trasformazioni della società.

I processi di industrializzazione e più in generale i cambiamenti economici, hanno portato infatti, in un breve lasso di tempo, alterazioni rilevanti che hanno in molti casi mutato il volto dei territori rurali, spezzando equilibrii secolari.

Il riuscire a promuovere una cultura che sa cogliere i caratteri distintivi dei luoghi attraverso lo studio della storia, dei saperi legati alla saggezza popolare e delle tecniche costruttive e agronomiche tradizionali è indispensabile per arrivare ad una tutela “sentita” anche a livello locale e non solo determinata da leggi e regolamenti.

Da qui l’auspicio che l’attività di  tutela relativa ai beni culturali e alla gestione e pianificazione del territorio e del paesaggio vedano accomunati sulla stessa linea amministrazioni pubbliche con compiti e programmi diversi al fine di individuare interventi di valorizzazione del paesaggio, anche in relazione ai principi dello sviluppo sostenibile.

Cristina Lucca

Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio del Piemonte